Le uniche opinioni che contano sono quelle di chi ha già fatto il viaggio

Ieri sera, qualcuno che mi conosce da una vita mi ha detto: "Non ce la farai mai a essere indipendente davvero con questo. Dovresti trovarti un lavoro serio."

Stamattina ho pubblicato un carosello pieno di recensioni dei miei clienti. 

Rebecca che dice che il mio lavoro ha trasformato il suo modo di raccontarsi. Ottavia che racconta quanto sia stata utile la nostra call. Chiara che ha trovato finalmente una soluzione per comunicare la sua esperienza artistica. Sonia che mi descrive come "un vulcano di idee e di energia contagiosa".

Due realtà parallele. Due versioni completamente opposte di chi sono e di cosa valgo professionalmente, quella negativa è più dolorosa perchè viene da qualcuno di importante per me, la seconda più vera perchè viene da chi ha lavorato con me.

La stessa cosa succede a quella ceramista che ieri ha venduto una serie completa a €800 mentre sua madre le diceva "ma quando troverai un lavoro vero?"

A quel musicista che ha appena firmato per tre concerti ma suo zio continua a chiedergli "e poi cosa farai da grande?"

A quell'illustratrice che fattura €3.000 al mese ma la sua famiglia pensa ancora che "disegnare" sia un hobby.

Insomma... Succede a tutti i creativi che si dedicano al proprio progetto.

 

Se ti è successo ricorda qual è la differenza fondamentale tra queste due prospettive:

Una viene da chi non ha mai fatto quello che fai tu. L'altra viene da chi ha scelto di lavorare con te, ha investito tempo e denaro, e ha ottenuto risultati concreti.

Una viene da chi vede "lavorare online" come qualcosa di astratto, intangibile, non serio. L'altra viene da chi ha toccato con mano il valore di quello che crei.

Quando crei un'opera, suoni un brano, illustri una storia, realizzi un pezzo artigianale, c'è chi lo guarda da fuori e non capisce. E c'è chi lo riceve, lo vive, lo usa, e ti dice: "Questo ha cambiato qualcosa per me."

 


"Ma è troppo rischioso"

Lo sento da anni, questo mantra.

"Il lavoro da remoto non è stabile."

"La libera professione è troppo incerta."

"Dovresti pensare a qualcosa di più sicuro."

"A un certo punto dovrai crescere e trovare un lavoro vero."

 

Frasi che arrivano sempre da persone che:

  • Non hanno mai provato a costruire qualcosa di proprio
  • Non sanno cosa significa fatturare online
  • Non conoscono il mercato in cui operi tu
  • Hanno paura del rischio e proiettano quella paura su di te

Frasi che sembrano consigli, ma sono solo paure travestite da saggezza.

 

La verità scomoda che nessuno ti dice

Chi ti scoraggia non lo fa per cattiveria.

Lo fa perché il tuo successo metterebbe in discussione le loro scelte.

Se tu ce la fai a vivere della tua creatività, significa che anche loro avrebbero potuto. Ma non l'hanno fatto. Hanno scelto la "sicurezza" (che poi sicura non è mai, ma questo è un altro discorso).

E allora diventa più facile convincersi - e convincere te - che sia impossibile.

Che tu stia inseguendo un'illusione. Che prima o poi dovrai "tornare con i piedi per terra". Che stai perdendo tempo.

Il problema è che queste voci entrano nella tua testa proprio nei momenti in cui sei più fragile. Quando hai avuto una settimana senza clienti. Quando il lancio non è andato come speravi. Quando ti guardi intorno e ti sembra che tutti gli altri ce l'abbiano fatta tranne te.

 

L'unica metrica che conta davvero

Sai qual è l'antidoto a queste voci?

Le recensioni. I feedback. Le parole di chi ha lavorato con te.

Non parlo di vanity metrics - like, follower, visualizzazioni.

Parlo di testimonianze concrete di persone che hanno pagato per il tuo lavoro e hanno ottenuto valore.

Quando Rebecca scrive che ho trasformato il suo modo di raccontarsi, quella non è un'opinione. È un risultato misurabile.

Quando Sonia dice che sono "competente, preparata, inarrestabile, creativa", non sta facendo un complimento generico. Sta descrivendo l'esperienza che ha vissuto lavorando con me.

Questo è ciò che conta.

Non quello che pensa chi ti guarda da fuori. Non i giudizi di chi non ha mai fatto il tuo percorso. Non le proiezioni di paura di chi ha scelto diversamente da te.

 

 

Le frasi tossiche da riconoscere (e ignorare)

Impara a riconoscerle. Sono sempre le stesse, cambiano solo le parole:

"Ma quando diventerai adulto/a dovrai trovare qualcosa di serio." → Traduzione: Non so cosa fai esattamente, quindi non lo considero un lavoro vero. → L'hanno detto a: quella che fa gioielli in ceramica, quello che suona ai matrimoni, quella che illustra libri per bambini.

"Dovresti pensare al futuro, non puoi vivere di sogni." → Traduzione: Io ho rinunciato ai miei, quindi dovresti farlo anche tu. → L'hanno detto a: quel liutaio che ora ha lista d'attesa di 6 mesi, quella designer tessile che collabora con brand internazionali.

"E se poi non funziona? Cosa farai?" → Traduzione: Ho paura del fallimento e sto proiettando questa paura su di te. → L'hanno detto a: quella fotografa che ora fa shooting per Vogue, quel ceramista che ha aperto il suo laboratorio.

"Hai studiato tanto per fare... questo?" → Traduzione: Non capisco come monetizzare la creatività. → L'hanno detto a: quella con la laurea in lettere che ora scrive per brand a €1.500 a progetto, quel musicista diplomato al conservatorio che produce per artisti affermati.

"Ma guadagni abbastanza per vivere?" → Traduzione: Non riesco a immaginare una vita diversa dalla mia. → L'hanno detto a: quell'artigiana che fattura più di un impiegato statale, quel content creator che guadagna in un mese quello che altri in tre.

"Prima o poi dovrai mettere la testa a posto." → Traduzione: Seguire i tuoi sogni = essere immaturo/a. → L'hanno detto a: quella che ha lasciato l'ufficio per fare acquerelli e ora vive a Bali, quel musicista che ha rifiutato "il posto fisso" per fare tour.

Ogni volta che senti una di queste frasi, fai un respiro profondo e ricorda: questa persona non sa nulla del tuo mercato, dei tuoi clienti, delle tue competenze.

Sta solo proiettando le sue paure.

 

Cosa fare quando arrivano questi commenti

Non giustificarti. Non devi spiegare il tuo business model a chi non capisce cosa fai. È come spiegare la fisica quantistica a chi pensa che la Terra sia piatta. Risparmia energie. Non devi far capire a tuo zio come funziona Etsy o perché qualcuno paga €500 per una tua opera.

Non cercare validazione da chi non può dartela. Se una persona non conosce il tuo settore, non può validare i tuoi risultati. È come chiedere a un dentista di giudicare la tua composizione musicale, o a un commercialista di valutare la tua installazione artistica.

Torna alle recensioni. Ogni volta che qualcuno ti fa dubitare, rileggi i feedback di chi ha lavorato con te. Il cliente che ti ha scritto "il tuo vaso in ceramica è la cosa più bella della mia casa". L'email di chi ha pianto alla tua mostra. Il messaggio di chi ha tatuato una tua illustrazione. Quelli sono reali. Il resto è rumore.

Costruisci una rete di persone che capiscono. Altri freelance, altri creativi, altri imprenditori. Persone che hanno fatto o stanno facendo il tuo stesso percorso. Quelli ti capiranno sempre.

Usa il dubbio come carburante. Ogni "non ce la farai mai" può diventare motivazione. Non per dimostrare qualcosa a loro, ma per dimostrare qualcosa a te stesso/a.

 

Perché ho scritto questo articolo oggi

Perché ieri sera, dopo aver sentito l'ennesima frase scoraggiante, stavo per cadere nella trappola.

Stavo per farmi convincere che forse hanno ragione. Che forse sto inseguendo qualcosa di impossibile. Che forse dovrei "trovare qualcosa di più sicuro".

E poi stamattina ho pubblicato quel carosello.

E ho riletto quelle testimonianze.

E ho capito una cosa: le uniche opinioni che contano sono quelle di chi il viaggio l'ha già fatto.

Chi ti ha scelto. Chi ha investito su di te. Chi ha visto i risultati.

Il resto? Rumore di fondo.

 

 

La tua chiamata all'azione (e ti prego, fallo davvero)

Se sei in questo gruppo è perché anche tu hai scelto una strada non convenzionale.

Sei un creativo, un artigiano, un musicista, un'artista, un illustratore. Qualcuno che ha deciso di costruirsi qualcosa di proprio invece di seguire il percorso standard.

Magari lavori con le tue mani - ceramica, legno, metallo, tessuti. Magari crei con la tua voce, il tuo strumento, le tue composizioni. Magari trasformi idee in immagini, parole in storie, concetti in design.

E scommetto che anche tu hai sentito almeno una di quelle frasi tossiche che ti ho elencato sopra.

Quindi oggi voglio che facciamo una cosa.

Condividi nel gruppo una recensione positiva sul tuo lavoro.

Non deve essere per forza una testimonianza formale scritta su TrustPilot.

Può essere:

  • Un messaggio privato di un cliente soddisfatto che ha comprato il tuo pezzo unico
  • Un commento sotto una tua opera o creazione
  • Le parole di qualcuno che ha ascoltato la tua musica e si è emozionato
  • Un feedback ricevuto dopo una collaborazione artistica
  • L'email di chi ha ricevuto il tuo lavoro come regalo e non smette di ringraziare
  • Il messaggio di chi usa ogni giorno l'oggetto che hai fatto a mano
  • Le parole di un amico che ha apprezzato quello che hai fatto

Qualsiasi cosa che ti ricordi: il tuo lavoro ha valore.

Fallo per te, quando avrai una giornata difficile e ti servirà rileggerlo. Fallo per gli altri, perché vedere che non siamo soli in questo percorso ci dà forza. Fallo per creare un archivio collettivo di prove tangibili che sì, si può vivere facendo quello che amiamo.

Inizia scrivendo: "Una cosa che mi hanno detto sul mio lavoro e che mi ha fatto sentire visto/a:"

E poi aggiungi la tua recensione, anche breve.

Io ho iniziato con il mio carosello di stamattina.

Ora tocca a te.

 

 

P.S. Se oggi hai sentito l'ennesima frase scoraggiante da qualcuno "che ti vuole bene", ricorda: le persone che ti amano davvero vogliono che tu sia felice, non che tu sia come loro. Chi ti scoraggia, per quanto inconsapevolmente, sta proteggendo le proprie paure, non te.

P.P.S. E se ancora non hai recensioni perché stai iniziando ora? Va bene lo stesso. 

Condividi cosa ti ha detto qualcuno quando hai raccontato il tuo progetto e gli si sono illuminati gli occhi. Anche quello conta. Anche quello è una prova che stai facendo la cosa giusta.

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